Il Jump è un po’ come una side quest dei videogiochi: senza di essa è difficile andare avanti. Le residenti di Porta Nevia in questo secondo semestre hanno avuto occasione di prendere coscienza di tante problematiche relative all’universo delle emozioni, riguardo la loro identificazione, rappresentazione e gestione, una sfida imprescindibile per affrontare gli ostacoli sempre più importanti che la vita sta per proporci.
Le serie TV ben riuscite sono esattamente quelle che ci permettono di vivere e rielaborare in maniera sana emozioni straordinarie e travolgenti, lasciando a personaggi di fantasia l’onere di tutto il carico che esse comportano e ritenendo solo l’opportunità di studiarci, al contempo, dal di dentro e dal di fuori. Una necessaria palestra, le cui origini possono farsi risalire a tempi remoti – come ci ha spiegato la creative executive Laura Cotta Ramosino –, ma che non ci esonera dal confrontarci con quei piccoli dilemmi filosofici che la vita, ad ogni tornante, ad ogni salita, ci ripropone: anche una situazione di ordinaria quotidianità può infondere la nostra giornata di rabbia, di tristezza, di delusione… la tentazione sarebbe quella di volersene sbarazzare del tutto, ma la verità è che emozioni belle e brutte sono lì per salvarci la vita, perché senza non potremmo vivere, ma sono uno strumento così delicato che se lasciato a se stesso può anche rivoltarsi contro di noi e rovinarcela.
Come al solito la soluzione prevede fatica: destarsi, prendere coscienza di sé e delle proprie sensazioni, reindirizzare i cattivi sentimenti verso un orientamento positivo, fino al senso ultimo della nostra vita, ossia la felicità. Il professor Antonio Petagine ci ha posto davanti ad una scelta: riporre la propria felicità nel raggiungimento di un obiettivo, dandosi una gioia esogena ed effimera, oppure nel dedicarsi a un ideale più alto e fare della propria vita un servizio per questa causa, in cui il compimento viene dalla consapevolezza di aver perseguito il bene piuttosto che dal mero risultato.
L’aver allineato così i pensieri fa urgente la necessità di recuperare strumenti pratici per affrontare le sfide cui la nostra vita, di universitarie prima e professioniste poi, ci pone e ci porrà. Parola d’ordine: parlarne! Grazie alla coach Gabriella Alinovi abbiamo potuto scoprire nella nostra amica, nella nostra vicina di stanza, un tesoro di esperienza e di ascolto, per essere una supporto dell’altra e avanzare insieme!
Francesca Acanfora